Stappata




Jeannie Lynn Paske





Ovatta, non avrebbe saputo come descrivere diversamente la sostanza, avvolta nella quale, giaceva da ormai diversi giorni. Ma un'ovatta chiusa all'interno di una bottiglia.
Questo lo aveva stabilito quando l'angoscia aveva lasciato spazio al raziocinio nel disperato tentativo di trovare una soluzione per uscire da quell'incubo, ma la soluzione non si trovava.
Ovatta dentro ad una bottiglia di vetro spesso all'interno della quale qualcuno ogni tanto soffiava.
La prima volta che il rombo sordo ed ululante era arrivato il cuore le era  esploso nel petto per lo spavento.
Dentro quella lanugine soffocante, senza nessun punto di riferimento si era domandata quale onta dovesse pagare per una punizione così feroce.
Poi, improvvisamente, com'era successo la prima volta si era addormentata ed al risveglio la sua situazione era nuovamente mutata, ora si percepiva sciolta in un gelido latte macchiato di china, la testa ottusa da un sonno di pece. I suoni parevano quelli di un acquario, oltre il vetro della bottiglia, ed ora nuotava nuda nel liquido cercando di risalire verso la superficie. Fu mentre risaliva  che percepì il capovolgimento della bottiglia ed un botto, la bottiglia era stata stappata,  fluì verso il collo della bottiglia mentre il liquido che la trasportava si faceva dorato e frizzante e quando finalmente uscì la luce stessa irradiava i barbaglii scintillanti di un mattino terso d'inverno . L'arancio baciava ogni cosa, i polmoni le si aprirono con dolore. Le zolle smosse di fresco e gelate in superficie erano ocra come il fienile di Egon. Gli alberi spogli erano addobbati per la festa del dio sole carichi di cachi maturi che la luce viva faceva apparire più desiderabili della mela che Eva colse nel giardino dell'Eden e mentre, finalmente libera, saliva rapida lungo il pendio, la pianura sottostante giaceva sotto l'ovatta che l'aveva avvolta nei giorni del terrore e pareva surgelata come in un inverno di Brugel privato della grazia del tempo ed a tratti inquietante come una Londra delle ciminiere a carbone, l'uomo aveva devastato la campagna con l'orrido guazzabuglio industriale per pochi anni di effimero profitto, neppure l'ovatta riusciva a velare completamente lo scempio, ma sopra la coltre spessa la luce ora splendende rivelava le montagne innevate, e tornò a respirare, era viva

Commenti

  1. Incubo espressionista come Schiele
    e fantasioso come Brugel

    RispondiElimina
  2. Un incubo che si libera in un volo, per fortuna.
    Il dipinto sembra un tappo gigante....... :)

    RispondiElimina
  3. la testa ottusa da un sonno di pece...come suoni bene!!

    RispondiElimina
  4. Presentare le "Belle Arti", in questo modo lo trovo singolare e straordinario.
    Brava. Ti auguro un weekend splendido. Edo

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari