Alieni allo specchio 5

The Great Mutation by Yves Tanguy, 1942



Quando, quando era accaduto? Continuava a domandarselo.
Il perché invece era evidente, l'appuntamento si avvicinava, era un appuntamento certo, anche se i dettagli rimanevano, come sempre, vaghi. Era da tempo che allo specchio i movimenti per farsi la barba si erano fatti più incerti ed a volte toccava usare la matita emostatica. I cambiamenti erano stati lenti, un lavorio sfumato e continuo, un progressivo mutare che gli aveva trasformato i connotati con tale solennità che ora c'era quell'anziano a salutarlo alla mattina dall'altra parte del vetro, ma si erano scrutati talmente tante mattine una dopo l'altra che avevano finito con l'abituarsi l'uno all'altro. Nè l'aveva angosciato più di tanto l'incedere che si era fatto più lento nelle quotidiane passeggiate per l'acquisto del giornale, croce e delizia delle sue mattine; non riusciva a non leggerlo e regolarmente la lettura delle miserie umane, a cominciare dal teatrino della politica, la farsa quotidiana imbastita per "la gente", lo infastidiva, eppure non riusciva a distaccarsene. Annotava sempre dei promemoria, ma era una sua abitudine, da quando aveva iniziato ad avere delle incombenze personali, quindi non evrebbe potuto definirlo una defaillance delle sue capacità mnemoniche. Era stato inguaribilmente vezzoso e ricercato nel costruire un suo stile personale nell'abbigliamento, vestiva sportivo ma ricercato, amava i colori, perfino ora, e li accostava con gusto, a volte ardito, ma dal risultato armonioso, ancora indossava con piacere i colori pastello, i rossi ed i gialli con grande disinvoltura e non disdegnava quei capi classici intramontabili per i quali era disposto a spendere anche cifre considerevoli, anche se al momento le occasioni sociali erano notevolmente diminuite e con esse la voglia di rinnovare il guardadoba. Da anni usava la stessa schiuma da barba, lo stesso dopo barba, ma soprattutto la stessa acqua di colonia, che era diventata la sua seconda pelle e per la quale sua moglie, donna pratica e poco avvezza all'utilizzo di prodotti di profumeria, lo dileggiava amabilmente da una vita " la puttana è pronta per il turno" lo salutava con un bacio la mattina prima dell'uscita. Così la prima volta che si accorse di ciò che era successo fu per lui come un pugno sullo stomaco. Quella prima volta in cui percepì l'odore, quell'odore, ne cercò l'origine per tutta la stanza e poi ancora, ancora, in giro per la casa, ma nulla, e spostandosi quel sentore di lezzo lo seguiva, feriva le sue narici in maniera larvata ma presente e quando finalmente realizzò di esserne la fonte, si spogliò, si fece una doccia, si cambiò tutti i vestiti e per un po' fu soddisfatto del risultato e si infuriò con se stesso per non essersi reso conto della sgradevolezza che emanava dopo appena poche ore dalle quotidiane abluzioni, ma il benessere durò un soffio e quell'odore si ripresentò. Alzò lo sguardo verso lo specchio e per la prima volta non sorrise all'anziano, gli fece una linguaccia, quello ricambiò. Allora gli sibilò "So ingannare le attese, lo farò a modo mio". Si spruzzò l'acqua di colonia nuovamente, si vestì accuratamente e passò a salutare la sua anziana sposa. Lei gli aggiustò il fazzoletto nel taschino, gli sorrise, lo baciò sulla fronte e gli sussurò "stai uscendo a fare conquiste?".
L'uomo ricambiò il sorriso ed uscì di casa sorridente e soddisfatto

Commenti

  1. Manzè, l'odore del tempo che passa.
    il racconto è bellissimo. ma non è un argomento che mi riguarda. :-)

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    1. Decisamente Porco, gli immortali non sono coinvolti :)

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  2. Questa serie è proprio avvincente. Proprio oggi riflettevo sui profumi che la gente si mette, e sul perché se li mette...

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    1. Grazie Silvia :)
      capita che in un certo periodo si senta lo stesso profumo mille volte al giorno, anche se ovviamente su ogni singola pelle si modifica, poi quello sparisce, insieme alla moda che ne ha decretato il successo, io sono una fedele, il mio profumo è quello e deve essere discreto e parlare di me e generalmente entro in lutto quando il profumo non viene più prodotto

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    2. D'accordissimo! Infatti il mio argomento era proprio quello. Siccome tutta la città ha addosso lo stesso profumo, me ne chiedevo il perché con Mr K. Insomma, dicevo, il profumo non dovrebbe essere una parte di te, che ti evoca anche quando non ci sei? Mr K dice che quella è solo una componente, ma è più forte l'identificazione con il marchio. Cioè, tipo che io vado in giro e odoro di Calvin Klein o chi per lui. Orrore.

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    3. il massimo sarebbe avere un Naso che crea un profumo apposta per te e che diventa una parte di te

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  3. Credo che la maggiore o minore riuscita poestica di un racconto (sia esso breve o lungo) stia nella musicalità del proprio ritmo e melodia.
    Per te sembra davvero facile centrare l'obiettivo, cosa che hai fatto ancora una volta con questa pensosa e malinconica nenia del tramonto.

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    1. Malinconica sì, ma l'omino c'ha carattere!
      Grazie Franz, come sempre

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