Incipit: Il desiderio di essere come TUTTI





Sono nato in un giorno di inizio estate del 1973, a nove anni.
Fino a quel momento la mia vita, e tutti i fatti che accadevano nel mondo, erano due entità separate, che non potevano incontrarsi in nessun modo. Me ne stavo nelle mia casa, nel mio cortile, nella mia città; con i miei genitori, i miei fratelli, i compagni di scuola, i parenti e gli amici - e in un altro pianeta accadevano i fatti che guardavo in televisione: Ogni tanto i grandi ne parlavano, del mondo e dell'Italia in particolare; quindi c'era interesse verso quello che accadeva al di fuori della nostra vita: Ma noi tutti, in ogni caso, non c'entravamo niente. E io, ancora meno

Francesco Piccolo. Il desiderio di essere come tutti. Einaudi

Francesco Piccolo  analizza la sua società che è anche la mia e la vostra; e analizza la storia politica dell'Italia degli ultimi 40 anni che è la mia e la vostra storia a partire dall'analisi della sua vita (la famiglia, l'amore, gli amici), che, essendo lui quasi mio coetaneo, è un po' simile alla mia e forse un po' anche alla vostra.
"Puoi vivere tutta la vita con una persona, soltanto se hai abbandonato l'idea di purezza. Non lasciarsi mai non è un'idea pura, ma al contrario è un modo di accettare in un rapporto d'amore tutte le fragilità, le debolezze, le diversità, gli odi e i periodi di stanchezza, i tradimenti. L'amore è tutto questo messo accanto ai periodi belli. Invece l'idea che si ha dell'amore è di solito un inseguimento ossessivo della perfezione assoluta della coppia"
Francesco Piccolo è un uomo di sinistra, l'accezione che al termine diamo noi adulti ("Invece credo fermamente nel presente; e credo ancora più fermamente nell'età adulta, e di conseguenza nell'amore degli adulti. Credo nella forza delle cose.") che eravamo bambini al tempo del colera a Napoli, che ci ricordiamo esattamente cosa stavamo facendo il giorno in cui rapirono Aldo Moro, che se parliamo di mondiali di calcio vinti ci riferiamo a quelli dell'82. Noi che eravamo consapevoli che il giorno in cui morì Berlinguer si sepelliva un uomo giusto e si chiudeva un'epoca, un modo di fare politica.
Noi che abbiamo visto il Paese trasformarsi in un posto che non ci somigliava e che non ci apparteneva
"Però, a questo Paese che non ci piace, che non possiamo amare, del quale non sentiamo di fare parte, e che osserviamo inorriditi ed estranei, noi della sinistra italiana ad ogni elezione, siamo costretti a chiedere il voto. Vogliamo, cioè, che che quella parte del Paese che disprezziamo, si affidi alle nostre cure. Ciò che puntualmente non avviene, perché il resto del Paese sente questo senso di estraneità"
Francesco Piccolo ha partecipato con Nanni Moretti e Federica Pontremoli alla sceneggiatura de "Il Caimano" ha quindi studiato a fondo il fenomeno Berlusconi ed è giunto alla conclusione che se vi fossero stati meno attacchi al personaggio Berlusconi e più accuse mirate al suo operato si sarebbe fatta una opposizione più mirata e convincente
"la pratica del governo è stata mediocre, con leggi che se potevano essere gravi perché fatte ad personam, lo erano ancora di più (e su questo bastava concentrarsi) perché non erano vantaggiose per la comunità. (...) Non erano questioni soltanto sufficienti; erano decisive della vita democratica di un Paese; non erano concentrate su una persona, ma sulle regole della comunità. Ciò bastava a mettere in piedi una tale quantità di energia oppositiva da poter essere comparata ad una rivoluzione. (...) La dispersione di energie oppositive in tutti questi rivoli sarcastici, pettegoli, intrusivi, ha tolto forza alla sostanza"
L'ultima parte del libro è focalizzata alla fuga dall'Italia:
"In questi venti anni ho sentito un numero incalcolabile di persone dire che l'unica cosa da fare è andarsene da questo Paese, e ormai ho imparato dallo sguardo, dal movimento del capo, dal sospiro che precede la frase, che stanno per dirlo. Non capisco come possa diffondersi così facilmente la mancanza d'amore cerso la vita politica. Non capisco il distacco. La passione per la vita pubblica, almeno la passione, non ha a che fare né con le sconfitte né con la solitudine. La vita pubblica dà luce viva, e senso, alla vita privata. E' spesso più appassionante, e vale la pena di parlarne con gli altri, sempre"
Insomma a dirla ancora una volta con Gaber: libertà è partecipazione

Commenti

  1. Quante cose che condivido in questi pochi brani! Verissima la questione dell'opposizione sbagliatissima a Berlusconi, fatta con i suoi stessi metodi e quindi per forza fallimentare. Verissime le sue riflessioni sulla partecipazione alla politica. Insomma, mi sembra proprio un bel libro.

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  2. L'ho appena comprato su ...i bi esse, è pubblicità? Avevo visto Piccolo da Fazio e l'idea di acquistare il libro mi è venuta subito, leggere poi la tua presentazione mi ha confermato nell'idea, grazie, come sempre, per i preziosi consigli, dottora!

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  3. Oggi in libreria compro i regali, per i familiari vari, che tanto non ho ancora visto, e per me, e questo pensavo di prenderlo: mi piace Piccolo, per quello che scrive e per come lo scrive.

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  4. con una recensione così... accurata :)
    viene voglia di acquistarlo, grazie per i consigli

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  5. Punto di vista interessante. Mi piace leggere i post altrui su libri che ho appena finito di leggere perché me li fanno guardare con occhi diversi. Eppure io continuo a sentire la voce di Piccolo che si giustifica per le scelte fatte da lui e per le scelte fatte dai volti noti a cui abbiamo dato il compito di governare e di rappresentarci. Anche se questa faccenda della rappresentanza non son mai riuscita a digerirla…

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