Incipit: La donna del piano di sopra



 

"Quanto sono arrabbiata? È meglio che non lo sappiate. È meglio che non lo sappia nessuno.
Sono una brava ragazza, una ragazza gentile, diligente e puritana, brava figlia e brava lavoratrice, non ho mai rubato un fidanzato e non ho mai tradito un’amica, mi sono sciroppata i miei genitori e mio fratello, e comunque non sono una ragazza, ho più di quaranta merdosissimi anni, e sono brava nel mio lavoro e sono fantastica con i bambini e ho tenuto per mano mia madre quando è morta, dopo quattro anni passati a tenerla per mano mentre moriva, e parlo al telefono con mio padre tutti i giorni, tutti i giorni, attenzione, e che tempo fa sulla tua sponda del fiume, perché qui è abbastanza grigio e anche un po’ afoso? Sulla mia lapide doveva esserci scritto Grande Artista, e invece se morissi ora ci scriverebbero brava insegnante/figlia/amica; mentre quello che in realtà vorrei gridare, e che vorrei anche vedere scritto a lettere cubitali su quella tomba, è andate tutti a fare in culo.
Non è quello che provano tutte le donne? L’unica differenza è quanto siamo consapevoli di provarlo, quanto siamo in contatto con la nostra furia. Siamo tutte furie, tranne quelle che sono completamente stupide, e adesso ho paura che gli stiamo facendo il lavaggio del cervello fin dalla culla, così alla fine anche quelle intelligenti diventeranno del tutto stupide. A chi mi riferisco? Alle alunne di seconda della Appleton Elementary, a volte anche a quelle di prima, che quando arrivano nella mia classe, in terza, ormai sono bell’e che andate, piene di Lady Gaga e Katy Perry e manicure francesi e bei vestitini, e si preoccupano della pettinatura! In terza elementare.

Claire Messud, La donna del piano di sopra. Bollate Boringhieri. Traduzione Silvia Pereschi

Chi frequenta il blog di Silvia non me ne voglia, l'incipit l'aveva già letto lì da lei, dove questo libro è di casa essendone Silvia la traduttrice. Ma questo incipit mi aveva proprio acchiappata e pure il racconto che Silvia ne aveva fatto per la RAI, così ho letto la storia di Nora.
Nora è quel genere di donna che riempie la sua vita di altro, in questo caso l'insegnamento, gli amici, quello che resta della sua famiglia, avendo deciso che non sarà, ormai, chi  avrebbe dovuto essere, nel suo caso un'artista. E non è che faccia male ciò che fa, è una maestra molto amata; solo che fa e non è. E' come se Nora vivesse la vita di un'altra persona che non è ciò che lei aveva immaginato per sè. Ha affrontato la malattia e la morte della madre, i suoi cambi di prospettive senza mai elaborare i suoi lutti (uh come sono psicoanalitica), ha spostato le sue frustrazioni.
Poi l'incontro inatteso con la famiglia Shahid: da prima il piccolo Reza, suo nuovo alunno, affettuoso e complesso incrocio di molte culture, poi la madre Selene, l'artista che Nora non è mai riuscita ad essere e da ultimo il padre, Skandar, un intellettuale, capace affabulatore, novello Sherazade. Nora adotta la famiglia intera, se ne prende cura, ama e vorrebbe, in qualche modo, esserne riamata. Nel bene o nel male l'incontro di Nora con gli Shahid sarà decisivo, se non altro servirà ad aprire una scatola rimasta troppo a lungo chiusa. L'ho divorato

Commenti

  1. Che bello, come sono contenta che ti sia piaciuto!
    Tantissimi auguri di buon anno, cara Amanda!

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    1. tantissimi auguri a te Silvia, di salute innanzi tutto, di ciò che vuoi poi!

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  2. A me mi piace Amanda che mette un entusiasmo incredibile nel diffondere un filo di cultura
    in questa valle di ignoranza.
    Grazie Amanda e buon anno,
    quando hai occasione fai gli auguri da parte mia alla signora Pareschi.

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    1. :D glieli hai già fatti tu, ora è a spasso, come dice lei; ma tanto, non so perché, si è affezionata a questo posticino ed ogni tanto passa a leggere

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