Incipit: Bowling





"La ferita alla mano mi dà problemi" dico a Salvo, il mio compagno di squadra, mentre siamo seduti davanti ad un boccale di birra scura di una marca imprecisata - anche se non pessima come quasi tutte le birre scure di marca imprecisata - aspettando che i nostri avversari si mettano nuovamente le scarpe nere da bowlers e la partita ricominci.
Fuori nevica, una neve fitta e densa, e non abbiamo troppa voglia di affrettare le operazioni. La partita procede lenta e liscia, ovattata come la neve. Tanti piccoli fiocchi bianchi si sono appiccicati alle vetrate del Bowin (il posto viene chiamato così da quando la L e la G della grossa insegna luminosa si sono fulminate e nessuno ha mai più pensato di ripararle). Sembrano scalatori disperatamente aggrappati a una montagna, che cadono giù lasciando una striscia da cartone animato come traccia del proprio passaggio.
Da qualche ora questa maledetta neve sta scendendo talmente forte che le strade sono diventate inagibili, ed è quanto basta per farti pensare che, forse, non è stata una grande idea venire qui al bowling, di sera, col telegiornale che minaccia bufera e conseguenti contrattempi. Ma tant'è. C'è un certo catastrofismo negli ultimi tempi, e la gente ha smesso di crederci. Va fuori, affronta anche la tempesta, perché a volte la paura è preferibile all'immobilismo.


Nicola Manuppelli. Bowling. Barney Edizioni


Nicola Manuppelli è al suo primo romanzo, ma avete letto già dei suoi versi qui e di primo lavoro, fino ad oggi, ha fatto il traduttore di letteratura americana (tenerseli sempre cari i traduttori). Anche per versi il tramite per arrivare a lui è stato Paolo Zardi, questa volta Nicola e Paolo hanno presentato reciprocamente le loro ultime fatiche a Padova, venerdì, e sono andata alla presentazione, portandomele a casa entrambe, del Signor Bovary di Paolo parlerò in un'altra occasione; ho iniziato a sfogliare le pagine di Bowling già in tram tornando a casa, perché la presentazione mi aveva molto incuriosita e i brani che Nicola aveva scelto di leggerci mi erano piaciuti, sono stata risucchiata dal romanzo. Nicola durante la presentazione ci ha detto che una fonte di ispirazione per il clima che voleva creare tra i personaggi era stata la parte iniziale de "Il Cacciatore" di Michael Cimino quando i personaggi si ritrovano alla festa e si delineano, in quella occasione, i caratteri di ognuno di loro. Io ci ho trovato molto di teatrale mi ha fatto venire in mente "Morte di un commesso viaggiatore" di Arthur Miller o "Un tram che si chiama desiderio" di Tennessee Wiliams. Quel tipo  di narrazioni che si svolgono all'interno di un'unica scenografia, che diventa claustrofobica ed obbliga i personaggi all'introspezione. Nonostante questo la scrittura rimane lieve, la dimestichezza con la poesia traspare spesso. Alfredo, Al per tutti, prima di tutto per se stesso, il protagonista del romanzo, Salvo, Franco e Mario, sono quattro colleghi di lavoro che hanno fatto del Bowling la loro via di fuga, come per altri può essere il calcetto, sono lì tra i trenta ed i quarant'anni cambiati da una vita che non cambia, che si ripete ma che non torna al punto di partenza, matrimoni, separazioni, un lavoro da magazzinieri, paternità che risucchiano e forse svuotano o forse riempiono, uniti -specie Al e Salvo - da quei legami che nascono da ragazzi e ci accompagnano per la vita, quelle amicizie che sono presenze, in salute ed in malattia quasi si trattasse del più riuscito dei matrimoni. Poi c'è l'amore di Al: Livia. Livia che "ancora oggi ha lo splendore floreale di quando era ragazza", che "di fondo è una persona serena", Livia che ha paure semplici. "Una donna che sorride quando fa l'amore è un miracolo" e Livia sorride, Al e Livia ridono tantissimo.

"L'ansia per ogni infinitesimale gradino che costruisce una storia è un dono del paradiso. Forse dopo che abbiamo conquistato l'oggetto del nostro desiderio, dovrebbero farci mangiare foglie di loto e dimenticare, per poter ricominciare tutto da capo. Siamo fatti per le grandi tempeste"

Quand'è che l'abitudine inghiotte il futuro? Quando compiamo quell'ultimo passo che ci porta così lontani da ciò che siamo nei nostri ricordi e affatto vicini alle infinite possibilità che si aprivano di fronte a noi? Al quel passo l'ha compiuto, Nicola Manuppelli lo racconta splendidamente.

Commenti

  1. M'incuriosiva, questo romanzo. Ora so che mi piacerebbe. Il tempo per leggerlo, chissà se lo troverò :-)

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    1. se ancora di qua o già di là?
      si beve, quindi, il tempo lo trovi ;)

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  2. ne ho una fila sul comodino di libri da leggere. tutte le sere imperterrita lo apro, leggo due pagine (sempre le stesse due), il 1/2 pompelmi mi sfila gli occhiali dagli occhi, mi toglie il libro di mano e mi mormora sogni d'oro.... perchè sono sempre talmente stanca che mi ci addormento sopra... verranno anche le ferie!
    questo me lo segno

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  3. L'avevo letto tanto tempo fa, quando era ancora un manoscritto, e ricordo di esserne rimasto stregato. Ho un modo particolare di valutare la prosa di un libro: se a valle della lettura, dopo aver chiuso gli occhi per andare a dormire, i miei pensieri hanno quella "voce", allora quel libro mi rimarrà dentro per sempre. Con "Bowling" è successo proprio così. Nicola è un grande autore: questo è solo il suo primo libro, ma ne seguiranno altri, ne sono sicuro.
    ps come traduttore, è eccellente: se ti capita, prendi "Non abitiamo più qui" di Andre Dubus, un autore gigantesco che lui ha tradotto per primo in italiano.

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