Bellezza e civiltà


foto dal sito ufficiale di San Gimignano


Su "La Repubblica" di mercoledì 16 settembre c'è un articolo di Salvatore Settis che definisce meravigliosamente ciò che vado pensando da tempo e che mi si è palesato durante l'ultimo viaggio. Scrive Settis "e se le nostre città sono belle (quando ancora lo sono), è perché sorsero per la vita civile, come uno spazio entro il quale lo scambio di esperienze, di culture e di emozioni avviene grazie al luogo e non grazie al prezzo". Per questo ho amato Volterra più di San Gimignano, perché pur essendo entrambe votate al turismo, San Gimignano è diventata un palcoscenico, delle quinte svuotate della vita cittadina e date in pasto ad un turismo famelico che ha fagocitato ogni pubblica attività, non risparmiando nulla; mentre in Volterra si coglie ancora il vivere quotidiano del popolo che la abita. Le città soffrono meno dell'assalto del turista, perché in esse si svolge anche un altro tipo di vita: scambi economici, università, mercati, anche se Venezia, per la sua pecularità tende a soffrire di questo straneamento, perché il centro storico fu svuotato già dagli anni sessanta con la corsa alla terra ferma. Ma, o torneremo ad ABITARE e non solo nel senso di risiedere, ma nel senso di VIVERE i  nostri centri storici ritornando ad essere comunità, condividendo delle regole di civiltà e buona vicinanza oppure alloggiare in bei contenitori del passato non ci salverà e soprattutto non li salverà. Si è detto che in Italia potremmo vivere in molti e meglio di turismo, e lo penso anch'io, ma non sarà lasciando depredare i nostri Comuni delle loro identità che ci renderemo un grande servizio. La vita di piazza, dei portici, la condivisione delle esperienze che abbiamo perduto nel tempo, adagiandoci su divani davanti alla scatola del grande fratello che ha plasmato almeno due generazioni alla stereotipia deve essere riconquistata, questo ci ha fatto grandi, ha reso le nostre città lo splendore che erano e le ha riempite di bellezza. Settis cita inoltre il Laudato si' di Papa Francesco che dice agli architetti "Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l'ambiente, l'incontro e l'aiuto reciproco".

Commenti

  1. Post magnifico. Sottoscrivo ogni parola. Grazie per la referenza all'articolo di Settis, che purtroppo da qui non posso leggere.

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    1. già nella versione on line non c'era, solo in quella a pagamento

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  2. In una parola che ritornino a essere dei "luoghi".

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    1. se per luogo intendiamo il 4° significato dello zingarelli del 96: "Costruzione o parte di essa adibita a particolari usi", o lo consideriamo in contrapposizione a non-luogo direi di sì

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    2. luogo in contrapposizione a non-luogo, che è senza identità e quindi estraniante, non coinvolgente.

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  3. Ciao cara Amanda, sono di corsa ma ti lascio un saluto. Tutto quello che dice Settis mi trova d'accordo!

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  4. Mi trovi d'accordo su tutta la linea che estenderei, oltre al centro storico, anche alla periferia.

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    1. le periferie sono nate per non durare, ma il loro cemento ci soffocherà eternamente, sono nate senza personalità, e con il preciso intento di non permettere incontri, scambi, condivisione, le periferie sono dormitori alveari (ma qualsiasi ape ha più spirito di appartenenza, di civiltà e del vivere comune rispetto all'abitante medio della periferia)

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  5. La stessa differenza che trovo nelle Marche tra la vissuta Ascoli Piceno e la bella Urbino.

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    1. Di Ascoli Piceno non parla mai nessuno, per me è stata una vera scoperta, una perla nascosta, di una bellezza commovente

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  6. e a volte ci si stupisce e ci si meraviglia quando ci si rende conto che un'altro mondo è ancora possibile, senza grandi fratelli, senza burocrazia, senza ipocrisia e soprattutto con un po' meno disonestà. fare le cose a misura di persone sembra diventato un lusso. esempio la transumanza fatta passare dall'interno della città di Siena, ospitata nel cuore della città: quanto avrà sopportato l'assessore al turismo? quante gliene avranno dette? eppure.... eppure c'erano tantissime persone, tantissime famiglie, bambini, nonne e nonni, sembrava di essere in piazza del paese, la sera dopo cena a veglia, nelle sere d'estate a cercare un po' di vento. sono cose perdute, chissà se ce la faremo a non farle morire ma ad insegnarle alle prossime generazioni. grazie come sempre Amanda

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  7. Anche io, quando sono stata a San Gimignano, ho avuto la stessa sensazione di "fintume". Hai mai sentito di un posto che si chiama Calci? Scommetto di no. Sta sulle colline sopra Pisa, ci sono case di pietra come quelle di San Gimignano, una vista da paura, e delle persone che la Abitano :-)

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